Rossi fiori del Tibet by Alai

Rossi fiori del Tibet by Alai

autore:Alai [Alai]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2012-07-18T21:00:00+00:00


26

DOLMA

I tentativi compiuti dal castaldo per distrarmi, quella notte, sortirono l’unico effetto di rendermi furioso. Mandò persino gente fuori a cercar ragazze. Era quasi mezzanotte, ormai, quando finalmente riuscii a scacciare l’immagine della ragazza Rongong e mi addormentai. Ma venni destato da un rumore di zoccoli. Sonam Tserang e Aryi stavano accanto al mio letto. Digrignando i denti per la rabbia, dissi ad Aryi: «Ammazza quel cavaliere e taglia gli zoccoli all’animale!»

Sonam Tserang rise: «Non potete farlo: il castaldo lo ha mandato a cercarvi una ragazza per la notte».

Un’altra ragazza mi venne innanzi. La guardai all’altezza del ventre, senza darmi neppure la pena di sollevare la testa: «Portatela via. Chi l’ha trovata se la tenga».

I due servi uscirono con la ragazza, e in quel momento sentii una brezza, carica del profumo dell’erba. La richiamai e, sempre senza guardarla in viso, ne annusai l’abito: sì, era lei a emanare quella fragranza. «Vieni dai pascoli?» le domandai.

«Sì, Giovane Padrone.» Dalla sua bocca esalò un lieve sentore di fiori di campo. Ordinai ai servi di andarsene e lasciarla lì a parlare con me. Quando fummo soli, le dissi: «Non mi sento bene».

Sorrise.

Molte ragazze si sarebbero sciolte in lacrime, in un simile momento, e tutte mostravano vergogna e ritrosia a letto, pur stando bene.

Le dissi: «Mi piaci, fanciulla dei pascoli».

«Ma il Giovane Padrone mi deve ancora guardare.»

«Spegni il lume e parlami dei pascoli.»

Al buio, subito mi sommerse il profumo dell’erba e la leggera fragranza di fiori.

Il giorno successivo dissi al castaldo di tenere compagnia ai nostri ospiti mentre io uscivo nei campi con quella ragazza.

I pastori drizzarono una tenda per me accanto a una polla d’acqua calda. Mentre mi bagnavo, guardavo le nuvole vagabonde e dimenticai la figlia del capo donna. La ragazza mi preparò del cibo e poi venne alla sorgente, dove sedevo completamente nudo.

«Venite a mangiare qualcosa, Giovane Padrone. Non posso tenere a bada i moscerini ancora a lungo.»

Era forte e naturale al tempo stesso. Pochi anni prima, avevo una cameriera di nome Dolma. Non avrei mai immaginato che potesse esistere un’altra Dolma, profumata d’erba e di fiori. «Ti chiami Dolma?» le domandai.

«No» disse. «Il mio nome non è Dolma.»

«Dolma!» Anni addietro, destandomi al mattino, prendevo la mano di Dolma. Così gridai alla cuoca, Sangye Dolma, intenta a cucinare per la molta gente del mio seguito: «Dolma, questa ragazza si chiama come te!»

La ragazza dei pascoli guardò Sangye Dolma e capì immediatamente. «Non voglio diventare cuoca a palazzo» disse. «Voglio rimanere qui, dove sono nata.»

Dissi: «Ti prometto che non diventerai una cuoca. Resterai qui e sposerai l’uomo che ami. Ma per il momento il tuo nome è Dolma».

Levatasi gli abiti, si sdraiò sul morbido letto sabbioso della polla. Dissi: «L’acqua ha inghiottito il tuo profumo».

Cadendomi tra le braccia, cominciò a singhiozzare: «Qualsiasi cosa debba accadere, che accada in fretta».

Le fui sopra, chiamando «Dolma! Dolma!» e questo ci eccitò entrambi. Capiva che chiamavo due persone, la mia maestra e lei. Anche il suo corpo somigliava a quello di Dolma. Solo che adesso ero



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